Addio dolce vita
Piccolo manuale di autodifesa finanziaria

 

NON PUOI VINCERE
Perché la politica italiana è impossibile

Molte nazioni hanno un sistema politico complesso che riflette più il loro passato piuttosto che il presente. Ma la politica dell’Italia è stranamente difficile da penetrare e analizzare, proprio perché i governi che l’hanno guidata si sono dimostrati stranamente fragili. Infatti, se consideriamo gli innumerevoli governi e primi ministri che il Paese ha avuto negli anni, il sistema è stato per molti anni sorprendentemente stabile.
Fino agli anni ’90, la politica italiana era dominata da due partiti: I Democratici Cristiani e i Comunisti. A causa del comune accordo durante la Guerra Fredda, secondo cui i Comunisti erano esclusi dal governo, ogni amministrazione tra il 1946 e i primi anni ’80 è stata guidata dai Democratici Cristiani. A questo punto ha seguito un decennio di coalizioni, tra cui tutte includevano i Democratici Cristiani, ma alcune di queste erano guidate da un Repubblicano, Giovanni Spadolini, e altre da un Socialista, Bettino Craxi. Questo sistema stabile è stato spazzato via da tre eventi che riecheggiano tuttora. Il primo è stato il crollo del comunismo sovietico, alla fine degli anni ’80, che ha portato ad una rottura all’interno del Partito Comunista Italiano. Il secondo, che ha avuto inizio a Milano all’inizio del 1992, è stato una serie di casi di corruzione conosciuti col nome di Tangentopoli e guidati da un gruppo di magistrati conosciuti come Mani Pulite. Questi casi hanno portato alla condanna e alla fuga di Craxi, come anche al crollo della maggior parte dei vecchi partiti. Il terzo avvenimento è scaturito dal secondo: la decisione di Silvio Berlusconi, un magnate dei media, di entrare in politica e fondare un nuovo partito, Forza Italia.
Grazie in parte alle sue disponibilità economiche e al suo impero mediatico, e in parte alla disillusione degli italiani nei confronti del vecchio sistema, Berlusconi ha goduto di immediato successo. Il suo gruppo di centro-destra ha vinto le elezioni del 1994, solo alcuni mesi dopo la costituzione di Forza Italia. Ma questo governo è durato solo 8 mesi, prima che venisse abbattuto da uno dei suoi alleati, la Lega Nord di Umberto Bossi. Il primo governo Berlusconi è stato sostituito da uno di guida tecnocrate. I tre governi successivi sono stati capeggiati da primi ministri di centro-sinistra, il primo dei quali, Romano Prodi, ha portato alla vittoria la sua coalizione “l’Ulivo” contro “La Casa delle Libertà” di Berlusconi nelle elezioni del 1996. Prodi ha introdotto dei tagli dolorosi nel budget e una tassa speciale per assicurare l’entrata dell’Italia nell’euro, ma in seguito la coalizione ha sofferto di una rottura a causa di litigi interni. Prodi è stato estromesso e, nel maggio del 2001, la coalizione della Casa delle Libertà di Berlusconi si è aggiudicata la vittoria, con una convincente maggioranza, sulla coalizione dell’Ulivo in entrambi i Rami del Parlamento.

Vai Berlusconi!
Questo era il momento che il mondo degli affari stava aspettando. A questo punto, finalmente, c’era una coalizione di destra con un certo peso politico che fosse in grado di introdurre riforme già in attesa da troppo tempo. Tuttavia, come si è potuto vedere, tali aspettative erano destinate a rimanere deluse. La coalizione della Casa delle Libertà ha portato a termine delle riforme ma solo in aree limitate; inoltre, lo scarso risultato a livello economico e la perdita di competitività sono continuate in modo incontrollato. I deficit nel budget sono stati mantenuti bassi principalmente grazie a misure straordinarie. E, più o meno da 18 mesi a questa parte, il centro-destra è stato sconfitto ogni qualvolta sia stata data la possibilità agli italiani di avvicinarsi ad un’urna elettorale, a partire dalle elezioni europee di giugno del 2004 fino ad arrivare alla sconfitta alle elezioni regionali dello scorso aprile, in cui il centro-sinistra ha vinto in ogni regione contesa ad eccezione della Lombardia e del Veneto.
Alla base di questo triste risultato ci sono quattro spiegazioni. La prima è che, già dall’inizio, il governo Berlusconi ha perso tempo ed energia, concentrandosi troppo sulla ricerca di misure che si occupassero degli interessi personali del primo ministro stesso e che ostacolassero i casi giudiziari in corso contro di lui (vedi riquadro più avanti). Queste comprendono le leggi per eliminare l’accusa di falso in bilancio, rendere più difficile il recupero di prove dall’estero, prevedere lo spostamento di alcuni processi ad una diversa Corte se esiste qualsiasi sospetto di pregiudizi giudiziari e accorciare la legge sulla prescrizione, trascorsa la quale i reati vengono automaticamente cancellati. In cima a tutto ciò, a metà del 2003, una nuova legge è stata approvata per garantire al primo ministro, come anche a quattro dei suoi colleghi, l’immunità generale contro il processo per il periodo in carica. Questa legge è stata giustamente eliminata dalla Corte Costituzionale italiana.
La seconda ragione che ha reso difficile una riforma è da ricercare nello stato dell’economia. Come anche altre nazioni europee hanno scoperto, è molto più difficile liberalizzare i mercati o promuovere una maggiore concorrenza quando la crescita è minima o pari a zero. Una crescita ridotta, inoltre, confonde l’aritmetica del budget e non lascia spazio a una spesa maggiore o a tagli fiscali che attutiscano l’impatto a breve termine dei cambiamenti. Naturalmente, il circolo vizioso è che le riforme diventano essenziali proprio quando l’economia esaurisce la sua energia. Il governo Berlusconi non è l’unico in Europa a non esser riuscito a risolvere questo enigma.
Un terzo fattore è più tipico dell’Italia. Il Paese si è mosso verso un sistema bipolare di due grandi gruppi, il centro-destra e il centro-sinistra, in parte grazie ad una riforma elettorale degli anni ’90 che prevedeva che circa il 75% dei posti in Parlamento venissero eletti su base uninominale. Ciò intendeva scoraggiare piccole fazioni, anche se l’influenza dei partiti minori rimane sproporzionatamente forte. Potrebbe addirittura aumentare se, come sembra probabile, il governo riuscisse a far ritornare la legge elettorale ad una sistema proporzionale. L’opposizione ha dichiarato orribile questa riforma, che sembra fatta su misura per sfavorire il centro-sinistra. Per come stanno le cose, questo introdurrà anche un complicato sistema di soglie per la rappresentanza in Parlamento, il cui effetto sui partiti più piccoli non è ancora chiaro. Ma la maggior parte dei partiti sembra rassegnato al nuovo sistema.
Il grosso problema, come Siniscalco ha imparato da un’esperienza amara, è che, far approvare a fatica delle riforme potenzialmente impopolari è estremamente difficile quando tutti i partiti all’interno di una coalizione hanno un veto. Sebbene Forza Italia sia il più grande partito di centro-destra, Berlusconi ha dovuto tenere a bordo Alleanza Nazionale, la Lega Nord, l’Unione di Centro e i Democratici Cristiani. Ognuno di questi ha i propri elettori da salvaguardare e nessuno è un sostenitore naturale del libero mercato.
Il quarto punto è probabilmente il più importante: il fatto che nemmeno lo stesso Berlusconi sia un vero sostenitore dei liberi mercati. Il suo successo negli affari è nato sulla creazione di imprese che sono quasi dei monopoli che, lungi dall’essere attaccate dalle autorità antitrust, hanno tratto vantaggio da amicizie politiche. L’esempio più conosciuto è il suo impero televisivo Mediaset, che ha avuto bisogno di un grande sostegno da parte di un leader socialista, Craxi. Ma anche l’inizio della sua carriera si è basata molto su favori personali, come per esempio quello di deviare le rotte aeree fuori dall’aeroporto di Linate, al fine di aumentare il valore delle sue proprietà vicino a Milano. Gli istinti di Berlusconi sono quelli di un imprenditore che riceve favori e privilegi, piuttosto che quelli di un concorrente che agisce in liberi mercati. Questa è una qualifica vantaggiosa per un politico, ma un po’ meno lo è per costruire un’economia liberale di successo.
Ciò nonostante, il governo Berlusconi ha fatto delle cose giuste, non solo nel mercato del lavoro e nella riforma delle pensioni. Il Ministro dell’Istruzione, Letizia Moratti, ha lavorato molto per promuovere la ricerca e migliorare le università italiane, sebbene ci sia ancora molta strada da fare. Come disse un professore universitario italiano in modo disarmante: “la cosa bella di questo lavoro è che non devi fare nessun lavoro”. Le paghe e le promozioni sono ampiamente basate sull’anzianità; inoltre, l’Italia ha meno accademici stranieri in proporzione alla maggior parte delle altre nazioni. Recenti proteste nelle strade di molte città, guidate da professori universitari che denunciano il Ministro Moratti, stanno ad indicare che sta facendo qualcosa di giusto.

Amica dell’America, e della Russia
Nel complesso, anche la politica estera del governo può essere considerata un successo. Berlusconi ha sfidato l’ira di molti alleati europei e dell’opinione pubblica italiana, mandando le sue truppe in Iraq, al fianco dell’America e della Gran Bretagna, sebbene ora stia cercando di convincere l’opinione pubblica del fatto che egli aveva delle perplessità riguardo alla guerra e che aveva cercato di parlarne a George Bush. Il suo governo, generalmente, è stato più energico e determinato circa il ruolo dell’Italia nel mondo rispetto ai suoi predecessori. All’interno della UE, si è dimostrato meno deferente nei confronti di Francia e Germania. Se Prodi ritornasse in carica, probabilmente tornerebbe a concentrarsi sul sostegno del duo franco-tedesco. Il governo Berlusconi è stato molto più a favore dell’America (e di Israele) rispetto alla maggior parte dei governi precedenti. L’unica macchia nella politica estera è stata la parzialità di Berlusconi nei confronti della Russia di Vladimir Putin, il quale appare come un altro uomo d’affari trasformato in politico. Durante la presidenza semestrale italiana della UE nel 2003, Berlusconi ha provocato costernazione a Bruxelles, rifiutandosi di criticare Putin durante un incontro a Roma tra UE-Russia. Ha inoltre perso credibilità a livello internazionale durante la sua presidenza del vertice UE di Brussels, nel dicembre 2003, in quanto non è riuscito a trovare un accordo su una bozza della costituzione europea.
In sua difesa sta il fatto che l’Italia, sebbene come molte altre nazioni europee spenda ancora troppo poco, negli ultimi anni ha contribuito ad aiutare Paesi come il Kosovo a l’Afghanistan, come anche l’Iraq. Il Ministro della Difesa, Antonio Martino, sta anche cercando, attraverso un piano, di abolire la leva e di rivedere il sistema di approvvigionamento di armi. Se Prodi ritornerà in carica, ci sarà il serio pericolo che il suo governo scelga di ritirare le truppe dall’Iraq troppo velocemente, come ha fatto l’allora nuovo Primo Ministro spagnolo, José Luis Rodriguez Zapatero, in seguito agli avvenimenti di marzo del 2004.
Martino è uno dei pochi liberali riconosciuti d’Italia ma la sua influenza sulla politica economica è stata, purtroppo, limitata. Tuttavia, il governo ha introdotto alcuni tagli fiscali. La gestione del denaro pubblico è stata, comunque, disastrosa. Essa ha ereditato un utile surplus sul budget principale (cioè, prima dei pagamenti degli interessi) pari al 5% del Pil, ma lo ha sprecato fino ad arrivare a zero. Inoltre, sebbene le ripetute amnistie fiscali di Tremonti sembrano aver mantenuto i deficit sul budget annuale nei limiti, il prezzo di tutto ciò potrebbe esser stato una crescita del già elevato livello di evasione fiscale.

LO STRANO CASO DI SILVIO BERLUSCONI
Un primo ministro dalle nove vite legali

Silvio Berlusconi fa notare con orgoglio che, in tutti i processi che gli sono stati intentati nel corso degli anni, non è mai stato condannato neppure una volta. Egli sembra vedere in ciò la prova evidente del fatto che i magistrati coinvolti devono essere prevenuti nei suoi confronti, membri della sinistra o addirittura di una cospirazione comunista. Tuttavia il quadro non è proprio così semplice come lui lo dipinge.
Negli ultimi anni The economist ha studiato approfonditamente il complesso delle imputazioni contro Mr.Berlusconi. Abbiamo pubblicato le nostre conclusioni nei numeri del 26 Aprile 2001 e del 31 Luglio 2003 (nel secondo caso, la maggior parte dei dettagli sono stati pubblicati solo sul nostro sito web, www.economist.com).
La tabella dà un quadro d'insieme delle vicissitudini legali di Berlusconi. Due punti emergono chiaramente. Il primo è che, benché non sia mai stato definitivamente condannato in nessun processo, Berlusconi non è mai stato neppure definitivamente dichiarato innocente. In numerosi casi era stato dichiarato inizialmente colpevole, ma se l'era poi cavata a causa della sopraggiunta prescrizione del reato.
Il secondo punto è che la vittoria nelle elezioni del 2001 ha consentito al suo governo di cambiare la legge in molti modi, che gli hanno reso più facile sfuggire ad ulteriori condanne. L'esempio più rimarchevole è stato quello del reato di falso in bilancio, che è stato declassato dall'attuale Parlamento ed ha ottenuto l'abbreviazione del termine di prescrizione.
Malgrado ciò, due degli amici più intimi di Berlusconi sono inciampati nella legge. Marcello Dell'Utri, senatore siciliano di Forza Italia, un tempo a capo di Publitalia, l'ala pubblicitaria dell'impero Mediaset di Berlusconi, è stato condannato nel 2004 da un tribunale di Palermo per favoreggiamento alla mafia (è in corso l'appello contro il verdetto). I pubblici ministeri di Palermo non accusano né lui né Berlusconi di essere, o di essere stati, mafiosi. Ma sanno che la mafia ha sostenuto fortemente i rappresentanti di Forza Italia e che può aver trovato in Dell'Utri un utile canale. Nelle elezioni del 2001, il centro-destra conquistò tutti e 61 i collegi uninominali della Sicilia.
Il secondo amico nei guai è Cesare Previti, ex avvocato personale di Berlusconi e ministro della difesa nel suo governo del 1994. Previti è stato condannato in un processo per corruzione dei giudici, nel quale lo stesso Berlusconi l'ha fatta franca grazie alla prescrizione. Previti è ricorso in appello, ma il governo sta cercando di salvarlo grazie a una nuova legge, nota come "Salva Previti", che abbrevierà i termini di prescrizione. La legge forse non salverà ora Previti, ma potrebbe aiutare Berlusconi nel suo ultimo processo, per evasione fiscale e appropriazione indebita. Se passerà, getterà ulteriore discredito sulla vita pubblica italiana.

Il registro delle imputazioni

Processo

Affare

Imputazione

Verdetti (dopo gli appelli*)

Villa Macherio

Proprietà

Evasione fiscale; falso in bilancio

Prosciolto da tre capi d'imputazione; prescrizione** per uno

Medusa

Film

Falso in bilancio

Prosciolto

Giocatore dell'AC Milan

Calcio

Falso in bilancio

Prescrizione**

All Iberian

Società offshore

Finanziamento illecito di partito politico

Prescrizione**

Mediolanum, Mondadori, Videotime, Telepiu

Finanza, editoria, film, TV

Corruzione, tangenti alla guardia di finanza

Prosciolto

Mondadori

Editoria

Corruzione di giudici

Prescrizione**

Fininvest 1 e 2

Società finanziaria

Falso in bilancio

Prescrizione**

SME

Azienda alimentare

Corruzione di giudici

Prosciolto da tre capi d'imputazione; prescrizione** per uno

Mediaset

Televisione, film

Evasione fiscale, appropriazione indebita

Udienze preliminari

Fonte: The Economist

*Se applicabile.
** Per il codice penale italiano, la prescrizione estingue il reato.

I politici dell’opposizione sostengono che l’evasione fiscale, al giorno d’oggi, ammonta a 200 miliardi di euro all’anno. Questo influisce pesantemente sui lavoratori dipendenti, in quanto si trovano a dover pagare più tasse di quante dovrebbero altrimenti.
Il governo non ha neppure intaccato molto la spesa pubblica. Non è difficile uscire con nuove idee su tagli, proprio come non è difficile trovare nuove cose per fare privatizzazioni. Giovanni Tamburi, un consulente d’investimento che opera a Milano, ha creato una lista dettagliata delle vendite possibili di attività, comprese fondazioni che tuttora possiedono alcune banche, e anche un programma di liberalizzazione. Tali misure frutterebbero, sulla base delle sue stime, 200 miliardi di euro all’anno. Effettivamente, alcune di queste attività sono nelle mani degli enti locali, ma rimane impressionante come Berlusconi si sia dimostrato riluttante a vendere qualsiasi cosa. Sembra che il mecenatismo mantenga il suo fascino.
Un altro effetto causato dal governo Berlusconi è lo svilimento dell’etica civica e pubblica. Quando un Primo Ministro attacca i magistrati della sua Nazione come parte di una cospirazione del partito di sinistra, approva leggi che sostengono i suoi stessi interessi ed attua ripetute amnistie per gente che ha evaso le tasse e ignorato i controlli previsti, trasmette un messaggio al cittadino medio: non preoccupatevi di rispettare le leggi. Il sistema giudiziario ha assolutamente bisogno di modernizzarsi per velocizzare i processi e ridurre le code; il governo sostiene di aver introdotto nuove riforme per arrivare a ciò, ma nessuno  sembra essere d’accordo.
Ci sarebbe, con l’attuale opposizione, un grande miglioramento? Indubbiamente incoraggerebbe le persone ad essere più rispettose della legge, sebbene anche Prodi sia stato oggetto di scandali minori. Tuttavia c’è qualcosa di scoraggiante nel fatto che gli elettori italiani, il prossimo aprile, probabilmente saranno di fronte alla stessa scelta che avevano 10 anni fa, tra due candidati quasi settantenni. Prodi sostiene molte cose giuste riguardo all’introduzione di maggior concorrenza e liberalizzazione, ma certo non è da considerare un liberale o riformatore. Inoltre, come Berlusconi, egli sarà ostaggio degli altri partiti nella sua stessa coalizione. Fa notare che, diversamente dal 1996, i Comunisti di Fausto Bertinotti ora fanno formalmente parte della coalizione di centro-sinistra, invece di sostenerla dall’esterno, e nega di essere una sorte di “Prodinotti”. Ma sa che non sarà facile mantenere tutti i piccoli partiti di sinistra dietro di lui.
Egli ha fatto diversi sforzi per aumentare le sue possibilità. Il primo è stato suggerire che i partiti di sinistra conducessero una campagna in un unico programma elettorale. Questa idea è stata bocciata da uno dei suoi più stretti sostenitori, Francesco Rutelli del Partito Democratico. Comunque, l’idea potrebbe essere rivista, in parte grazie ad un secondo piano di Prodi: organizzare le primarie per tutti gli elettori italiani in modo che possano scegliere il candidato di centro-sinistra per le prossime elezioni. Questo progetto è stato debitamente messo in atto e, il mese scorso, Prodi ha clamorosamente vinto la votazione, sulla base di una sorprendente affluenza alle urne. Ciò lo ha lasciato in una posizione piuttosto forte, non solo per affrontare Berlusconi, ma probabilmente anche per mantenere il controllo nella sua stessa coalizione in caso di vittoria.

Cosa succederà dopo?
Berlusconi ora sembra sicuro di essere il candidato che affronterà Prodi. All’inizio dell’anno aveva considerato l’idea di lasciare il posto a qualcuno più popolare di lui che guidasse la sua alleanza, con tutta probabilità Pier Ferdinando Casini, il Presidente della Camera dei Deputati. Ma ha cambiato idea e, dopo alcuni intoppi e con qualche riserva, i partner della sua coalizione, ora sembrano appoggiare la sua candidatura.
Cosa succederebbe al centro-destra se Berlusconi perdesse le elezioni? Presumibilmente, Berlusconi darebbe le dimissioni e pochi credono che Forza Italia sopravvivrebbe così com’è strutturata ora. Non ci sono ovvi successori per la guida del centro-destra. Casini potrebbe essere una possibilità, ma un candidato più plausibile per la leadership potrebbe essere l’attuale Ministro degli Esteri e leader di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini.
Fini è sicuramente un uomo da tener d’occhio. Quando si è unito al governo di Berlusconi, per la prima volta nel 1994, stava appena emergendo dal neo- fascista partito MSI su cui ha gettato le basi di Alleanza Nazionale. Una volta ha dichiarato che Mussolini è stato il più grande uomo di stato del XX secolo. Ma negli ultimi dieci anni, si è allontanato sempre di più da questa idea, rinnegando Mussolini, migliorando i rapporti con Israele e servendo lo Stato da energico ed attivo Ministro degli Esteri.
 Per strada ha perso alcuni tra i suoi più convinti sostenitori compresa la nipote del Duce, Alessandra, e consolidato la sua posizione, diventando il maggior leader popolare del centro-destra.
L’unico leader politico, probabilmente più popolare di Fini, è Walter Veltroni, un ex-comunista che ha servito lo Stato come Ministro della Cultura sotto la guida di Prodi negli anni ’90 e che, oggi è, un sindaco di Roma che ha avuto successo. Quando Berlusconi e Prodi alla fine andranno in pensione, Fini e Veltroni potrebbero essere pronti a prendere il loro posto, diventando la nuova generazione di leader politici.
Una cosa che manca all’Italia è un partito di idea veramente liberale. Quelli che più si avvicinano a questo modello sono il Partito Repubblicano di Giorgio La Malfa, un minuscolo gruppo che si è associato con il centro-destra; e il Partito Radicale di Marco Pannella e Emma Bonino che non ha rappresentanza in Parlamento. Mario Monti, dell’Università Bocconi, recentemente ha provocato subbuglio, chiedendo ad entrambe le coalizioni la loro capacità di realizzare nuove riforme. Molti hanno inteso questa azione come un appello ad un nuovo partito di centro, ma Monti non sembra avere progetti seri per crearne uno. Maggiore è la compassione: l’Italia ha un forte bisogno di persone che credono nel libero mercato.

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